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Amarcord

Ultimo Aggiornamento: 27/03/2024 10:46
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19/01/2011 15:32
 
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19-01-1991: l'addio a Dino Viola, presidente dell'orgoglio giallorosso


"Roma dai sette colli tramanderà la storia di un uomo che, da solo, le ha dato tanta gloria. Ci hai lasciato un vuoto incolmabile, addio caro presidente" così la curva sud dell'Olimpico salutava il presidente Dino Viola, scomparso a causa di una brutta malattia il giorno prima, sabato 19 gennaio 1991.
Dino (o Adino, all'anagrafe) nacque ad Aulla, provincia di Massa Carrara nel 1915. Tra lui e la Roma fu subito amore fin dai tempi di Campo Testaccio; si racconta del suo primo impatto con quei colori, con la folla che, bandiere in mano, si recava allo stadio per ammirare gli eroi della Roma degli anni trenta. Ne rimase folgorato. Nell'anno del primo scudetto ricorda la "passeggiata" in bicicletta Pontedera – Livorno, il 7 giugno 1942, insieme alla sua compagna per poter seguire la Roma nel penultimo impegno di quello storico campionato. Indossava in quell'occasione la sua divisa da ufficiale dell'aeronautica. Grazie ad un amico poté avvicinare la squadra e stringere la mano ai giocatori prima della gara per poi, al gol di Amadei, beccarsi un'ombrellata in testa da un tifoso avversario che gli era seduto vicino in tribuna. Ma la gioia era immensa. Laureato in ingegneria, dopo la guerra aprì un'industria specializzata in parti meccaniche a Castelfranco Veneto. Entrò nel consiglio d'amministrazione giallorosso durante la presidenza di Franco Evangelisti, seconda metà degli anni sessanta. Con Alvaro Marchini come massimo dirigente, Viola divenne vicepresidente. Fu sempre molto attivo in quegli anni, capace e sempre disposto a sacrificarsi seguendo la squadra. Di quel periodo Donna Flora, sua moglie, in un'intervista rilasciata a "La Roma" poco tempo dopo la scomparsa dell'ingegnere, ricorda un episodio: Dino fu ricoverato e operato d'urgenza per un'ulcera. Molta paura ma tutto fortunatamente andò bene. Lasciando l'ospedale Dino le disse: "Mi sarebbe proprio dispiaciuto morire… non ho ancora fatto nulla per la mia Roma". L'occasione per divenire l'artefice del futuro della sua Roma venne qualche anno più tardi. Messo ufficialmente da parte dal nuovo presidente Gaetano Anzalone, continuò a seguire la sua Roma ed il 16 maggio 1979 arrivò il suo momento. Un Anzalone in lacrime comunicò in una conferenza stampa di aver ceduto il pacchetto di maggioranza all'ingegner Viola, il cui ritorno come massimo dirigente sarebbe potuto avvenire un anno prima, ma vari eventi non lo permisero. A chi gli chiese il perché di quel rientro ufficiale nella società Dino rispondeva: «A dire il vero non me ne sono mai andato». Il suo primo atto ufficiale fu avviare un progetto destinato a far rinascere l'orgoglio romanista, portare la Roma a sfidare lo strapotere delle società del nord. Per raggiungere quest'obiettivo il primo passo fu richiamare a Roma l'allenatore Nils Liedholm che, con il Milan, si era appena laureato campione d'Italia conquistando lo "scudetto della stella". Le prime due stagioni alla guida della società fugarono ogni dubbio sulle sue capacità e sulla sua serietà. Arrivarono due Coppe Italia ed un secondo posto che, seguendo il "film" del campionato, alla squadra di Liedholm stava strettissimo. Era l'anno del famoso gol di Turone… "Tra noi e la Juve è sempre una questione di centimetri" disse poi. Da grande condottiero qual era, Viola non si arrese; "La resa è dei vigliacchi ed io non conosco questo vocabolo" amava ripetere e lo dimostrò con i fatti. Nella sua Roma arrivarono sempre calciatori di talento, tra i migliori in circolazione. Tra tanti campioni arrivati in quegli anni si possono ricordare Roberto Pruzzo, arrivato nel 1978 grazie alla collaborazione di Viola, Bruno Conti, Paulo Roberto Falcao, Carlo Ancelotti, Sebino Nela, e a seguire Zibì Boniek, Rudi Voeller e poi tanti, tanti altri campioni che negli anni hanno reso la Roma di Viola un cliente scomodissimo per tutti. Dopo un "anno di transizione" arrivò finalmente il coronamento di un sogno, una promessa mantenuta fatta ai tifosi: nel maggio 1983 lo scudetto ritrovò la strada che porta a Roma, sponda giallorossa del Tevere. Il presidente non si diede ai festeggiamenti; pragmatico come sempre si adoperò subito per allestire una squadra capace di imporre la sua legge anche in Europa. Mentre la città di Roma era immersa negli adorati colori giallorossi, il presidente avviava le trattative con Cristoforo Colombo, omonimo del navigatore genovese, procuratore di Falcao. La trattativa per il rinnovo del contratto della stella brasiliana fu difficile, ma per la Roma nulla è mai stato facile. In quella stessa estate del 1983 un episodio legò la Roma di Viola e l'Udinese del presidente Mazza: fu negata la ratifica del contratto che avrebbe legato Toninho Cerezo alla Roma e Zico all'Udinese. Iniziò una lotta legale che portò alla prima spallata al sistema da parte di Viola. L'anno successivo la Roma arrivò a pochi centimetri dal trionfo europeo nella massima competizione per clubs, ma Viola non si arrese e riprese a lavorare senza tregua per il futuro. "La Roma non ha mai pianto e non piangerà mai: perché piange il debole, i forti non piangono mai". Liedholm tornò al Milan e si pensò a Sven Goran Eriksson per mantenere il rendimento ai livelli da sempre sognati dalla tifoseria giallorossa. Anche per poter vedere Eriksson sulla panchina giallorossa il presidente fu costretto ad ingaggiare una nuova lotta legale con le istituzioni calcistiche; lo scopo era svecchiare i regolamenti. Oggetto della contesa la norma ormai anacronistica che impediva a tecnici stranieri di allenare squadre italiane. Arrivò un secondo posto ed una coppa Italia. Il calcio iniziava a cambiare, ma la Roma di Viola continuava a dare filo da torcere alle potenze del nord. Nel 1988 la sede sociale fu trasferita a Trigoria, al centro "Fulvio Bernardini", attuale feudo giallorosso. Caratteristica di Dino Viola era anche quella di parlare schiettamente ai propri tifosi, e lo fece prima del campionato 1989 – '90, in cui il presidente annunciò un anno difficile, in cui ci sarebbe stato da soffrire visto il forzato "esilio" al Flaminio per i lavori in vista di Italia 90 cui era sottoposto lo stadio Olimpico. Malgrado ciò arrivò una qualificazione in Coppa UEFA, con Gigi Radice in panchina. Viola continuò fino all'ultimo giorno a lavorare alla sua scrivania cercando di dare attuazione pratica ai suoi progetti, per far ancora uscire i tifosi "… dalla prigionia di un sogno", come affermò in occasione della vittoria tricolore dell'83. Difese sempre le sue scelte assumendosene la piena responsabilità. Nella sua ultima campagna acquisti prelevò dal Benfica vicecampione d'Europa il brasiliano Aldair, futuro beniamino indiscusso del popolo romanista. Non fu solo un abile imprenditore ed un grande presidente, ma anche uomo dotato di un grande intuito. La sua lungimiranza apportò grandi innovazioni proiettando la sua società nel futuro: infatti nell'ottobre del 1982 l'A. S. Roma fu la prima società calcistica italiana a dotarsi di computers, aprendosi all'informatizzazione. Non solo. Fu anche il primo ad intuire l'importanza di avere uno stadio di proprietà del club. L'idea la ebbe intorno al 1985, ma resistenze di varia natura lo costrinsero ad accantonare il progetto. In seguito si disse che considerava la mancata realizzazione dell'impianto come la sua più grave sconfitta da presidente della Roma. Nelle intenzioni, doveva essere una struttura polifunzionale comprendente negozi, parco giochi e perfino una chiesetta. Un progetto sicuramente all'avanguardia in Europa. Dino Viola fu anche eletto senatore indipendente nelle liste della DC: "Un'esperienza utile ma da non ripetere" commenterà in seguito. Dopo la sua morte, a traghettare la Roma fino al termine di quel campionato 1990 –'91 ci penserà la moglie, dai tifosi conosciuta come Donna Flora, scomparsa nel novembre 2009.
I giornali commenteranno in modi diversi la scomparsa di Dino Viola, ma fu unanimemente riconosciuto il suo valore e la sua grande capacità di dirigente ed imprenditore: "Addio Viola, era la Roma", "Addio, presidente contro", "L'ingegner scudetto", "Dalla Rometta alla Roma passando per Viola", "Con lui la Roma tornò Capoccia" "Addio Viola, il rivoluzionario", "E' morto Viola, l'ingegner Roma" erano alcuni dei titoli ma forse il più bello e significativo fu quello de "La Roma" diretta dal figlio Riccardo: "Non batte più il cuore di Roma".
Il suo linguaggio forbito, arguto, elegante, essenziale da alcuni definito "violese" manca tantissimo oggi in un mondo in cui si urla spesso e quasi sempre inutilmente. Il suo stile resterà inimitabile.
Il bilancio di 12 anni di gestione parla chiaro: 1 campionato, 5 coppe Italia, 3 secondi posti e due finali europee raggiunte ma il maggiore successo è l'aver trasmesso al tifoso romanista la consapevolezza di poter tenere testa ai grandi clubs, sia in Italia che in ambito europeo ed aver dato nuova linfa all'orgoglio giallorosso. Sono passati 20 anni da quel gennaio 1991, ma Roma e la Roma non potranno mai dimenticare l'ingegner Dino Viola, la sua signorilità, le sue capacità ed il suo grande carisma.
Per sempre grazie, presidente
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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28/01/2011 14:59
 
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[SM=g8865]
in mezzo a quella marmaglia di ragazzini delle scuole calcio affiliate alla Roma che sfilano prima della partita ( pure la foto ricordo col Presidente Viola )
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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28/01/2011 17:16
 
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Bei ricordi. [SM=x2478842]
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08/02/2011 17:09
 
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oggi ho beccato Nardiello sulla metro... [SM=g8884]

lo dico qui perchè parlando lui se ne è uscito con ...Andrea Silenzi.

dice che fa il costruttore ora. come Tonetto che s'è preso un terreno di un mio amico, ha rimediato i Permessi e ora ci costruisce e a lui gli lascia una delle case realizzate.


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08/02/2011 17:48
 
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nardiello?
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09/02/2011 11:54
 
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E' un pugile degli anni fine 80-90.
molto umorale diciamo così, è stato molte volte campione italiano (credo welter/super medi) e credo anche europeo o mondiale.
sfiorò la finale olimpica credo nell'88 che gli fu rubata da un coreano (cioè: dai giudici venduti per far vicnere il coreano).
cercando qualche notizia ho scoperto pure che è nato a Stoccarda. lo consoco perchè era di Ostia e ogni tanto per l'axa e casalpalocco si vedeva.
un matto comuque. una volta appena vinto andò davanti la telecamera di eurovisione e sparò un PorcoDDDD.... urlato in primo piano...
e altre cose così.
fu poi singolare quando ritornò sulle pagine di cronaca, epr aver ammazzato a cazzotti un pitbull che glis tava azzannando la gamba...
[SM=x2478856]


qui dovrebbe esserci il video di quando gli scipparono la finale olimpica...
www.youtube.com/watch?v=DYlwY-KP7bk

qui è un blog dove ne parlano altri, tra aneddoti e ricordi diretti...
www.mondoboxe.com/newforum/index.php?showtopic=7121


Vincenzo Nardiello, l' ex mondiale di boxe, racconta il "match" col cane che l' ha aggredito a Ostia
"Mi ha morso, l' ho ammazzato: ora mi chiamano pittbull"
"Si chiamava Demon, era di mio cugino. Non volevo fargli male: due destri e gli ho spaccato il cranio". Il campione chiede alla Regione di fargli da sponsor: "Ho presentato un progetto a Storace"

Vincenzo Nardiello, l' ex mondiale di boxe, racconta il "match" col cane che l' ha aggredito a Ostia "Mi ha morso, l' ho ammazzato: ora mi chiamano pittbull" "Si chiamava Demon, era di mio cugino. Non volevo fargli male: due destri e gli ho spaccato il cranio". Il campione chiede alla Regione di fargli da sponsor: "Ho presentato un progetto a Storace" Attenti al cane. Soprattutto se e' un pittbull, il cane "da combattimento" per eccellenza. Ma se il pittbull trova un uomo da combattimento, uno come Vincenzo Nardiello, ex campione mondiale dei supermedi, anche lui deve stare molto attento. Altrimenti puo' finire come Demon, robusto esemplare di quattro anni, di proprieta' del cugino dell' ex campione mondiale, Gino. Il giorno di Santo Stefano, mentre Nardiello usciva dal giardino della villetta del papa' , all' Axa, per fare footing, e' stato rincorso dal cane: anzi, dal povero animale, che e' finito davvero male. Sentite: "Vedevo che Demon correva - ricorda Nardiello - e mi sono fermato per capire, ma in un attimo ho sentito i suoi dentoni dentro il muscolo della coscia, un dolore tremendo e ho capito soltanto che dovevo stare immobile perche' senno' avrebbe strappato via la carne. Poi, pero' , ho reagito: due destri sul cranio e, evidentemente, gliel' ho rotto. Demon s' e' fermato di colpo e mio cugino lo ha ripreso. Sembrava finito tutto li' , ma la sera il cane e' stato male, lo abbiamo portato dal veterinario, ma la mattina dopo e' morto. Mi dispiace, perche' amo i cani, io ne ho quattro... E adesso mi chiamano pittbull, perche' dicono che la vittima e' stata lui". Al pronto soccorso, naturalmente, c' e' finito anche Nardiello: "Col morso era arrivato al muscolo e mi ha costretto a rinviare di una ventina di giorni il match che avrei dovuto disputare la prossima settimana al Palafilpj di Ostia. Ma questo contrattempo non mi impedira' di proseguire con il mio programma: voglio riportare la grande boxe a Roma, basandomi sulla mia esperienza". E spiega: "Io ho combattuto per dodici anni all' estero. Sono stato l' unico a prendersi un mondiale in Inghilterra. Ora vorrei combattere a casa, senza sentire sempre la gente che tifa contro. Ma ci vuole l' aiuto di qualcuno. Ho gia' presentato un progetto alla segreteria di Storace, so che lui e' un appassionato di pugilato, spero mi aiuti. Vorrei portare a bordo ring l' atmosfera che si vive all' estero, e un cantante e dei balletti che arricchiscano lo spettacolo. Sono sicuro che funzionerebbe". Come e' sicuro che funzionerebbe l' idea proposta da una sessantina di parlamentari, di portare la boxe anche nelle carceri: "Dicono sempre che questo sport ha salvato tanti ragazzi dalla strada, e allora perche' non proporla anche a quei ragazzi che hanno davvero bisogno di salvarsi". Fra tanti sogni (e l' incubo ricorrente di Demon che lo azzanna), Nardiello continua a lavorare nell' edicola "dove finalmente giudico io i giornalisti che mi hanno giudicato per una vita" e costruisce l' altro futuro, "quello fatto di lavoro, che mi ricorda che sono nato campione, ma non ricco". Fabio Maccheroni

Maccheroni Fabio


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24/02/2011 21:59
 
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amarcord

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la tripletta di Montiola al Chievo

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10 anni esatti dall'ultimo scudetto...
[SM=g7542]

speriamo di non doverne aspettare altri 10... [SM=g27994]
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l'era Sensi,un'era di successi!!!
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17/06/2011 11:20
 
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rispetto alla nostra media purtroppo lo è stata eccome...
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18/06/2011 13:06
 
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Ieri ho rivisto la scena dell'invasione di roma parma e zampa che gridava:"la partita potrebbe essere sospesa,tornate ai vostri posti!"...Capello quasi quasi ammazzava tutti [SM=x2478856],era imbufalito
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15/12/2011 09:47
 
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questa la giocarono dopo la settimana di neve a Roma [SM=g7554] ...
c'è un pezzo in cui Righetti dice che il Torino " può degnare " allo scudetto [SM=g27994] ...e soprattutto però grande l'ultimo minuto di intervista di Cerezo..spessore umano incredibile anche quando diceva cose banali..quando andò via ci rimasi malissimo.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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18/12/2011 01:49
 
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Mi fai venire nostalgia delle trasmissioni sportive di una volta.
Cerezo me lo ricordo da giocatore nel suo periodo alla samp,dove fece anche bene.Ferretti addirittura lo ha messo nella sua top 11 della roma di tutti i tempi.

ps-ieri ho letto che è scomparso a 94 marini dettina,presidente della roma anni '60.rip.
09/01/2012 08:49
 
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ROMA: TESTACCIO, LO STADIO ABBANDONATO.

Lunedì 09 Gennaio 2012 - 07:08 di Franco Pasqualetti ROMA -
«Campo Testaccio c’hai tanta gloria». Così una strofa della canzona dedicata allo storico stadio della Roma. Parole che però sono lontane anni luce dalla realtà: ad oggi l’impianto - realizzato all’ombra del Monte dei Cocci - è abbandonato.
Proprio sotto quello che è stato, dal 1929 al 1940, lo stadio della Roma calcio, infatti, il Comune aveva deciso di realizzare un maxi parcheggio. Una scelta fatta dall’amministrazione Veltroni per rimediare alla carenza di posti auto nel rione. Già allora i romanisti più incalliti gridarono allo scandalo: «Non si può demolire una fetta di storia - dissero i rappresentati dei vari Roma club - i parcheggi li facessero altrove». Le polemiche furono superate dalle ruspe che demolirono tribune, spogliatoi e campo di gioco.
Dopo qualche mese, però, la sovrintendenza bloccò i lavori per esaminare meglio il progetto (Campo Testaccio sorge a pochi passi dalle Mura Aureliane, in una zona ad altissima concentrazione archeologica). Ricevuto l’ok è arrivato un altro stop legato ai permessi per la costruzione. Quest’ultimo intoppo, però, ha bloccato il cantiere da più di un anno, lasciando in uno stato di totale abbandono. Una situazione deprimente e non solo per i tanti romanisti del rione: calcinacci, buche scavate che ad ogni pioggia si trasformano in piscine a cielo aperto, sporcizia e targhe commemorative dei tempi che furono imbrattate dai writers o lasciate nel bel mezzo del cantiere.
Un degrado così forte che ha smosso anche le istituzioni comunali: «Mi sono attivato in prima persona - spiega Alessandro Cochi, delegato allo sport e da sempre vicino ai problemi di Testaccio -
per mettere la parola fine a questa vicenda. Per questo motivo ho lanciato un ultimatum di 15 giorni a tutti i protagonisti interessati. Se non dovessi ricevere risposte concrete sono pronto anche a chiedere la revoca del contratto». Il delegato del sindaco non punta il dito soltanto verso l’offesa alla storia romanista, anzi: «Ciò che mi preme - sottolinea - è la mancanza di una struttura sportiva per il rione. Nel contratto, infatti, relativo alla costruzione del Pup c’era la realizzazione di un nuovo campo da calcio in superficie. Tutto questo poteva esser pronto da tempo e invece da 4 anni siamo costretti a continui stop. E’ il momento di dire basta». Con l’ultimatum la situazione potrebbe finalmente sbloccarsi: ad oggi tutti gli incartamenti sono in mano all’ufficio Pup dell’assessorato alla Mobilità.




Ma il Museo o un campo di allenamento ufficiale della società o qualsiasi altra cosa non si potrebbe fare qua?
Altro che merchandising che ne verrebbe fuori.......
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09/01/2012 11:05
 
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infatti per me quella zona e quella degli ex mercati generali è perfetta, straperfetta.
per questo dico che la questione dello stadio è una cosa che mai mi è piaciuta e mai mi piacerà.
se dovessimo fare la scelta migliore la zona migliore è una zona così: centralissima, raggiungibilissima, collegatissima.
tutto il resto e i "no ma qui non si può perchè qua, non ma qui non si può perchè là" sono solo beghe dettate da lucro, interessi, connivenze, clientelismi.

los tadio dovrebbe sorgere in una zona centrale, e gli Ex magazzini generali, con metro, ferrovia, autobus, già forniti se non sono la perfezione ci si avvicinano molto.
i parcheggi? li scavassero lì sotto, oppure a Testaccio (o viceversa) parcheggi agli ex magazzini, stadio a Testaccio.
è uguale sono 300-400 metri di distanza


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09/01/2012 16:28
 
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Re:
giove(R), 09/01/2012 11.05:

per questo dico che la questione dello stadio è una cosa che mai mi è piaciuta e mai mi piacerà.
se dovessimo fare la scelta migliore la zona migliore è una zona così: centralissima, raggiungibilissima, collegatissima.
tutto il resto e i "no ma qui non si può perchè qua, non ma qui non si può perchè là" sono solo beghe dettate da lucro, interessi, connivenze, clientelismi.

los tadio dovrebbe sorgere in una zona centrale



quoto tutto,anche io sono stato sempre contrario a costruire lo stadio ai confini del GRA.Anche se fosse a tor vergata sarei contrario,come per massimima.Lo stadio in quelle zone mi andrebbe bene al massimo se avessimo una rete metro seria.Senza i trasporti giusti fare uno stadio là sarebbe assurdo.
Io sono addirittura per la ristrutturazione dell'olimpico.



10/01/2012 09:42
 
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Re: Re:
lucaDM82, 09/01/2012 16.28:



quoto tutto,anche io sono stato sempre contrario a costruire lo stadio ai confini del GRA.Anche se fosse a tor vergata sarei contrario,come per massimima.Lo stadio in quelle zone mi andrebbe bene al massimo se avessimo una rete metro seria.Senza i trasporti giusti fare uno stadio là sarebbe assurdo.
Io sono addirittura per la ristrutturazione dell'olimpico.







Rispondendo a entrambi ( Giovanni e Luca) la mi idea datata di chiamare il nuovo stadio "Nuovo Campo Testaccio" era nata proprio da considarazioni di massima molto simili a quelle di Giovanni.
Sono abbastanza contrario , come dice Luca, a stadi fuori G.R.A.
Inoltre la mia lunga permanenza in Inghilterrra questa estate mi ha dato la possibilità di vedere tutti gli stadi di Londra....parlo dal West Ham United al Queens Park Rangers , dal Chelsea al Crystal Palace tutti dentro la città.....da cui l'articolo che porta alla mia 'provocazione'.
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