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Cart d'Or

Ultimo Aggiornamento: 02/06/2023 00:32
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04/01/2013 12:31
 
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appena sentita quella frase sono scattato anche io, e ho subito fatto una testa così agli amici.
questa è davvero roba da mistificatori.

l'avrei dovuta postare forse nel topic di critica ai nostri dirigenti.
ma la metto qui, chissà che non sia il primo di una lunga serie (???) di articoli di spessore.
vediamo se il topic nasce e muore qui, con il Boccardelli di oggi.


CORSPORT (R. BOCCARDELLI) - Tra l’annoso interrogativo panettone o pandoro e la Roma in America con tanto di via ufficiale al progetto stadio, è passato quasi inosservato un piccolo grande scandalo consumato ai danni della Roma. Un falso storico che i dirigenti giallorossi farebbero bene a riesaminare con calma e freddezza, prendendo le decisioni del caso. Ci riferiamo all’espulsione, poi tramutata in squalifica di un turno nei confronti di Marquinhos; anzi, di Aoas Marcos, come viene ufficialmente chiamato nel comunicato del giudice sportivo emesso lo scorso 28 dicembre.

Ricordate l’episodio? El Shaarawy a circa 35-40 metri dalla porta di Goicoechea, defilato sulla sinistra, va via a Marquinhos in dribbling aereo. Il brasiliano allarga istintivamente il braccio e interrompe l’azione: Rocchi concede la punizione ed opta per il rosso. Molto opinabile vista la distanza dalla porta e il fatto che sulla stessa linea di El Shaarawy stava rientrando Burdisso. Ma dall’opinabile al falso storico ce ne passa. Perchè, nero su bianco, il giudice sportivo, nel comunicare la giornata di squalifica scrive: «...per avere volontariamente colpito il pallone con le mani, impedendo la segnatura di una rete». E questo non può passare. Intanto Marquinhos ha colpito il pallone con un braccio e non con le mani. Suona stranissimo poi il termine “segnatura” abbastanza desueto che che ha molti altri significati. Ma quel che fa scandalo è la sostanza. Anche un bambino di otto anni appassionato di calcio sa che evitare una segnatura con le mani significa salvare sulla linea o da quelle parti, un pallone diretto in rete con il portiere ormai impossibilitato ad intervenire. Di quale segnatura scrive il giudice? E se ha preso per buono il referto di Rocchi, di quale segnatura scrive l’arbitro fiorentino?
Per segnare quel gol immaginato solo da arbitro e giudice, il pur bravo El Shaarawy avrebbe dovuto, nell’ordine: 1) mettere a terra il pallone dopo il dribbling volante; 2) dirigersi verso la porta della Roma con almeno uno o due tocchi ancora senza sbagliarne la misura; 3) tirare nello specchio della porta; 4) evitare il ritorno di Burdisso che correva senza palla verso di lui; 5) sperare che Goicoechea non intercettasse il suo tiro. Sì, perchè anche Goicoechea poteva evitare la segnatura. O neanche il portiere giallorosso avrebbe dovuto usare le mani in quel frangente? Il comunicato del giudice sportivo è un’offesa all’evidenza. Testimoni del falso storico i cinquantamila dell’Olimpico più le altre migliaia di telespettatori. La Roma farebbe bene, se non l’ha già fatto, a battere i pugni sui tavoli di presidente e designatore degli arbitri. Passi per un rigore o per un fuorigioco dubbi, ma le prese in giro no.




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04/01/2013 13:35
 
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gira anche voce che osvaldo venga sistematicamente tartassato da provvedimenti disciplinari più severi del necessario per fargli capire che starebbe meglio presso una squadra a strisce.
sostanzialmente si insinua che oltre al cartello strisciato in sede di calciomercato, si sia creato un cartello di assoggettamento arbitrale.


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Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better.
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04/01/2013 14:19
 
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Ottimo articolo. [SM=g10633]
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08/01/2013 15:29
 
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io sogno un giocatore che si proponga di fare l'infiltrato...
se ne va alla Juve e fa "un pò peggio" di quello che faceva qui..
e dopo un anno di sperimentazione, faccia Outing.



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08/01/2013 15:37
 
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Re:
giove(R), 1/8/2013 3:29 PM:

io sogno un giocatore che si proponga di fare l'infiltrato...
se ne va alla Juve e fa "un pò peggio" di quello che faceva qui..
e dopo un anno di sperimentazione, faccia Outing.





aspettiamo i progressi della genetica che ce ne cloniamo uno.

fermo! ottima idea per una storia di fantascienza sportiva.
reclamiamo fin da subito il copyright!
potremmo farne un thriller. o una commedia.
titoli da proporre?

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08/01/2013 15:56
 
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Confessioni di un Suicida

Chi trova la Juve trova un tesoro

Cartellino tremulo

Ogni maledetta domenica... può diventare benedetta



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08/01/2013 16:42
 
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Re:
giove(R), 1/8/2013 3:56 PM:


Confessioni di un Suicida

Chi trova la Juve trova un tesoro

Cartellino tremulo

Ogni maledetta domenica... può diventare benedetta





"il visconte di vinovo" come ti sembra?
o "due gol e una provetta"?
o un po' più splatter: "le panchine hanno gli occhi", o alla dario argento: "la terza stella"...

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08/01/2013 17:13
 
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aspè... attieniti strettamente alla Trama dell'infiltrato (non nel senso delle punture!) al solo scopo di certificare le differenze sulla propria pelle.
stai sforando!

Io sto (temporaneamente) con le Zebre

He got shirt

il bambino con la maglia a righe


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08/01/2013 18:20
 
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Re:
giove(R), 1/8/2013 5:13 PM:

aspè... attieniti strettamente alla Trama dell'infiltrato (non nel senso delle punture!) al solo scopo di certificare le differenze sulla propria pelle.
stai sforando!

Io sto (temporaneamente) con le Zebre

He got shirt

il bambino con la maglia a righe




questa è veramente ottima! [SM=x2478842]

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23/02/2015 10:20
 
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Cart d'Or a Roberto Maida per la pagella di Gervinho ( voto 4 ):

A volte è così inconcludente da sembrare provocatorio: "Rudi, sostituiscimi, sostituiscimi..". Invece niente. E il migliore del Verona.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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05/03/2015 19:18
 
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Bell'articolo di Basile


Foto senz’anima e calcio in tv: ridateci la poesia del gol


Centinaia di gol stanno sparendo sotto i nostri occhi: sono quelli che, una volta, i fotografi rendevano eterni piazzandosi dietro le reti. Frega a qualcuno? Probabilmente no. Ma si vedevano, nell’ordine: il pallone, lo sguardo perso del portiere in tuffo verso il palo e, sullo sfondo, quello sospeso dell’avversario. Le immagini televisive al rallentatore, poi, allungavano i due secondi del gol a un piccolo momento di grande cinema. Andatevi a vedere le immagini della vecchia Domenica Sportiva trasmesse su Raisport. Le foto, poi: potevi trovare cose sorprendenti. Sul volto di Paolo Rossi, nella fotografia del gol del 3-2 al Brasile ’82, c’era un ghigno strano, metà sorriso e metà tensione, ma c’è chi giura che Pablito stesse proprio sorridendo. E ancora: lo sguardo ombroso di Fiorini mentre osserva il pallone infilarsi alle spalle del portiere del Napoli; il rigore di Paris con il pallone a sinistra e Zoff proteso a destra; i tre difensori in barriera del Pescara, due con i baffi, che si voltano per vedere il tiro di Maldera infilarsi in rete e la torsione di Boninsegna nel girare di testa il gol della vittoria dell’Inter sul Catania, con il pallone semicoperto dalla testa di un fotografo, il cui naso poggiava sul fondo della rete. Quando si dice il fiuto del bravo reporter. La nostalgia non è mai una consolazione, ma in quelle foto c’era tutto: dramma, speranza, ferocia, spalti pieni. Serviva pazienza per leggere un’immagine e la pazienza, si sa, è una forma d’amore.

Con il calcio in mano alle tv sono cambiate regole e tempi. Più velocità, più chiarezza, ma anche più distanza, come nella vita: i fotografi non possono più stare dietro le porte per non oscurare la visuale e in molti stadi utilizzano reti dalla trama grossa per rendere impossibili, ai più audaci, foto a diaframma aperto. Scatti la foto e vedi solo una grande ombra bianca. Il momento fatale resta solo nell’occhio distante della telecamera hi-tech guidata a distanza da qualche alieno. Per il resto ci sono cellulari, tablet, youtube, ma foto ravvicinate no, o almeno non più come prima. Quelle che finiscono sui tavoli delle redazioni offrono suggestivi primi piani di volti, esultanze, e quando mostrano il gol sono riprese da lontano. Una delle migliori capitate negli ultimi tempi è stata quella del 2-1 di Morata contro il Borussia: pallone in fondo al sacco, portiere in ginocchio. Non il momento sospeso del gol quando non è ancora, ma gol ormai fatto. La foto, scattata con il comando a distanza dietro la porta, aveva però salvato un brandello di emozione. Per il resto, le immagini sono spesso simili e dimenticabili. Lo stesso vale per le riprese tv. Al pallone, ormai, si dà del lei.

Nella finale di Coppa Campioni del 1970, giocata a San Siro tra Feyenoord e Celtic, quando il centravanti degli olandesi Ove Kindvall segnò il gol della vittoria, i fotografi invasero il campo, circondando il giocatore per rubarne lo sguardo. Estasi e sudore. Il gol era stato immortalato in ogni storico centimetro. Attorno alla porta non c’erano raccattapalle, solo fotografi. Ora c’è un po’ di tutto, ma il pallone entra in rete in solitudine. Nessuno, anche se i nostri stadi sono spesso semimorti nel silenzio, sente più quel ciuffffff che rinnova la magia del calcio. E nessuno te lo fa più immaginare.

blog.corrieredellosport.it/storie-di-sport/
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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22/07/2015 20:09
 
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I miei complimenti ad Alessandro Angeloni, schietto, asciutto, implacabile.
Deve essere stato folgorato sulla via di ..Pinzolo. Uno si chiede come facciano però a essere ciechi per MESI cazxo.
Quando poi la capacità di osservazione non è del tutto assente.
Ma più riflessi però! Minori tempi di reazione!
Complimenti per l'articolo, anzi GLI articolI a dir la verità, perchè è un pò che pare essersi destato.
Ma fossi in lui mi rammaricherei molto del fatto che una critica ti emerga in testa solo per Esasperazione e non PRIMA, per (facile) Lungimiranza...

Indispensabili il centravanti e i due esterni
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI)

- La Roma di Melbourne esce a testa alta, ma con le vecchie certezze: servono un portiere, il centravanti è la priorità (e il vice non può essere Doumbia) e la difesa va sistemata (soprattutto se va via Romagnoli), a partire dalle fasce. La Roma sta monitorando alcune situazioni per tappare il buco a sinistra ed è certa (oppure obbligata a crederlo) che a destra possano bastare Maicon e il novizio Florenzi, più Torosidis che - come vuole la leggenda - è buono per tutte le stagioni. Ma forse bisognerebbe fare altri ragionamenti e non solo alla luce dell’ultima sfida con il City. Il paradosso, ad oggi, è ritrovarsi in rosa calciatori a cui, qualche tempo fa, era stata proposta la via di fuga. Maicon e Cole in questo momento sono i terzini titolari e tanti sono stati folgorat ida come si siano presentati motivati e pimpanti in ritiro.Maicon sta benino, ma l’età è quella che è e gli acciacchi esistono; Cole, per sua stessa ammissione, soffre la fisicità italiana e questo problema non si risolve in un giorno e in più l’errore grossolano con il City non lo aiuta,anche se si sente un uccello libero. La Roma sta cercando Salah, ottimo giocatore,ma è così necessario sperperare denaro per l’ennesimo esterno offensivo e ripartire con i terzini che lo scorso anno sono stati praticamente assenti? Non sarebbe il caso di investire proprio lì? Non è facile rinunciare a Maicon e Cole,ma da qui a dire che sulle fasce ne serve solo uno, a sinistra, ce ne corre.


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23/07/2015 08:24
 
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Re:
giove(R), 22/07/2015 20:09:

I miei complimenti ad Alessandro Angeloni, schietto, asciutto, implacabile.
Deve essere stato folgorato sulla via di ..Pinzolo. Uno si chiede come facciano però a essere ciechi per MESI cazxo.
Quando poi la capacità di osservazione non è del tutto assente.
Ma più riflessi però! Minori tempi di reazione!
Complimenti per l'articolo, anzi GLI articolI a dir la verità, perchè è un pò che pare essersi destato.
Ma fossi in lui mi rammaricherei molto del fatto che una critica ti emerga in testa solo per Esasperazione e non PRIMA, per (facile) Lungimiranza...

Indispensabili il centravanti e i due esterni
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI)

- La Roma di Melbourne esce a testa alta, ma con le vecchie certezze: servono un portiere, il centravanti è la priorità (e il vice non può essere Doumbia) e la difesa va sistemata (soprattutto se va via Romagnoli), a partire dalle fasce. La Roma sta monitorando alcune situazioni per tappare il buco a sinistra ed è certa (oppure obbligata a crederlo) che a destra possano bastare Maicon e il novizio Florenzi, più Torosidis che - come vuole la leggenda - è buono per tutte le stagioni. Ma forse bisognerebbe fare altri ragionamenti e non solo alla luce dell’ultima sfida con il City. Il paradosso, ad oggi, è ritrovarsi in rosa calciatori a cui, qualche tempo fa, era stata proposta la via di fuga. Maicon e Cole in questo momento sono i terzini titolari e tanti sono stati folgorat ida come si siano presentati motivati e pimpanti in ritiro.Maicon sta benino, ma l’età è quella che è e gli acciacchi esistono; Cole, per sua stessa ammissione, soffre la fisicità italiana e questo problema non si risolve in un giorno e in più l’errore grossolano con il City non lo aiuta,anche se si sente un uccello libero. La Roma sta cercando Salah, ottimo giocatore,ma è così necessario sperperare denaro per l’ennesimo esterno offensivo e ripartire con i terzini che lo scorso anno sono stati praticamente assenti? Non sarebbe il caso di investire proprio lì? Non è facile rinunciare a Maicon e Cole,ma da qui a dire che sulle fasce ne serve solo uno, a sinistra, ce ne corre.



S'È SVEJATOOOO
tanto ci voleva??

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25/09/2015 15:29
 
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Penso che a sto giro Valdi se possa premià.
I punti potranno avere e sicuramente hanno un'incidenza diversa. Ma se non altro non fa omissioni. Ed è già tanto.



Roma, la partenza del gambero

(L. Valdiserri) - Un campionato fa, dopo la quinta giornata, Roma e Juventus erano a punteggio pieno: 15 punti su 15. Alla sesta giornata, allo Juventus Stadium, andava in onda lo scontro diretto che, vista la qualità dei contendenti, fu ribattezzato: finale di andata. Lo scudetto era solo «roba loro». Tutti ricordano come andò a finire: il 3-2 per la Juve, il contestatissimo arbitraggio di Rocchi, Totti che diceva «stasera ho capito che non ci faranno mai vincere lo scudetto», Garcia che rispose «la squadra che ho visto a Torino arriverà prima». Un anno dopo la Roma è nona a 8 punti, la Juventus dodicesima a 5. Le due delusioni più cocenti del campionato, già lontanissime dall’Inter di Roberto Mancini, a punteggio pieno. E nel girone di andata sia Roma (1 novembre) che Juventus (18 ottobre) dovranno andare a San Siro. Una doppia occasione nerazzurra per andare definitivamente in fuga.
Tutti si chiedono che fine abbiano fatto la Roma e il suo gioco. C’è chi dà la colpa esclusivamente a Rudi Garcia, chi coinvolge il d.s. Sabatini e chi fa risalire tutto al disinteresse bostoniano di Pallotta che presto sarà in Italia, ma non solo per la Roma: nell’agenda c’è anche la trasferta cestistica dei suoi amati Celtics a Milano. Tanti, troppi gli argomenti di questa crisi. I social media ne sono pieni. Per affinità calcistica ne abbiamo scelti 11, come una squadra:

1) i dirigenti, come è logico, dicono che Garcia ha piena fiducia, ma il rapporto allenatore/società si è sfilacciato alla fine della scorsa stagione ed è tenuto insieme soprattutto dalla durata e dal costo del contratto (2,8 milioni netti fino al 2018);

2) i continui riferimenti di Garcia agli errori individuali (mercoledì De Sanctis, Manolas, Florenzi) non sono graditi ai giocatori;

3) il mercato ha portato grandi giocatori (Dzeko, Szczesny, Salah), ma lasciato grandi buchi: c’è un solo terzino sinistro, nessun regista difensivo; esterni d’attacco solo contropiedisti;

4) la squadra non ha ancora capito come utilizzare Dzeko;

5) Totti è passato da simbolo a panchinaro e Sabatini, con buone intenzioni ma con una frase infelice, lo ha definito a Sky «un campione in discesa»;

6) le riserve non sono giovani affamati, ma giocatori stagionati come De Sanctis, Maicon e lo stesso Totti;

7) nessuna squadra di serie A sfrutta così poco calci piazzati e corner;

8) la curva Sud è in sciopero ad oltranza, all’Olimpico si gioca quasi in campo neutro;

9) le aspettative sono altissime e tutto ciò che non sarà scudetto, soprattutto se dovesse vincerlo l’Inter, sarà un fallimento;

10) c’è stato troppo ottimismo sui tempi di rientro di Strootman e Castan;

11) De Rossi si divide tra difesa e centrocampo, ma la coperta diventa corta nel settore in cui non è impiegato.

Per fortuna si rigioca subito. E contro il Carpi non si può sbagliare.
[Modificato da Sound72 25/09/2015 15:31]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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28/09/2015 11:00
 
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non so dove mettere ste due notizie...

le scrivo qui

laroma24.it/news/altre-altre/2015/09/as-roma-svelata-la-terza-maglia-n...

la maglia grigia??? come quella della Juventus di qualche anno fa?

laroma24.it/news/altre-altre/2015/09/tottenham-baldini-si-dimette-dal-ruolo-di-direttore...

alla fine si è rivelato un bluff... tanti soldi spesi pure al Tottenham, e un carattere che evidentemente non è portato al comando.
Senza contare Paulo Coelho, che è una preferenza letteraria francamente inaccettabile. [SM=g10781]
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28/09/2015 12:29
 
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Re:
Giacomo(fu Giacomo), 28/09/2015 11:00:

non so dove mettere ste due notizie...

le scrivo qui

laroma24.it/news/altre-altre/2015/09/as-roma-svelata-la-terza-maglia-n...

la maglia grigia??? come quella della Juventus di qualche anno fa?

laroma24.it/news/altre-altre/2015/09/tottenham-baldini-si-dimette-dal-ruolo-di-direttore...

alla fine si è rivelato un bluff... tanti soldi spesi pure al Tottenham, e un carattere che evidentemente non è portato al comando.
Senza contare Paulo Coelho, che è una preferenza letteraria francamente inaccettabile. [SM=g10781]



Questo era un topic per le rare perle di giornalismo sportivo ..non lo infognà [SM=g11491]

Cmq la terza maglia è l'ideale per la tv in b/n.
Ma ultimanente nike e adidas nn me sembrano particolarmente ispirate.
A Milano hanno riciclato le nike della juve 2014/15 per le nuove maglie dell'inter..


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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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28/09/2015 12:57
 
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giacomo,nella sezione generale sulla Roma,poco sotto al topic sullo stadio,c'è un topic recente sulle maglie...postala là
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28/09/2015 13:05
 
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fatto
quella su Baldini invece la mettiamo nel topic sul caffè [SM=x2478856]
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28/09/2015 13:15
 
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c'è pure se non sbaglio il topic su baldini o cmq quella generale su pallotta
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04/10/2015 22:53
 
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Quando si dice che l'Argentina del 1986 era solo Maradona si dimenticano almeno due giocatori forti: Burruchaga, e, soprattutto, Valdano.

carotenuto.blogautore.repubblica.it/2015/10/04/valdano-lultimo-hombre-vertical/#m...

«El Hombre vertical è in Spagna una persona assai vicina al nostro uomo tutto d'un pezzo. L'uomo con la schiena dritta. E però. El Hombre vertical della lingua spagnola sarebbe a dire il vero qualcosa in più. Non è solo chi sostiene le sue opinioni senza curarsi di compromessi, non è semplicemente un uomo incorruttibile, libero, ma un uomo talmente libero da riuscire a essere severo con gli amici, se occorre, quando occorre. Quando nel calcio si parla di Hombre vertical viene in mente prima di tutti Luis César Menotti. Lo stesso soprannome diedero poi a Héctor Cúper. Il ceppo italiano è nella triade Zoff-Scirea-Riva. Ma l'uomo più verticale di tutti nel calcio, l'ultimo rimasto, si chiama Jorge Valdano, che infatti adesso il calcio guarda da lontano. Come un filosofo. Da filosofo.

Valdano aveva vinto praticamente da ragazzino un campionato argentino nel Newell's Old Boys, a Rosario, e presto s'era trasferito in Spagna, facendo gol per un decennio un po' per l'Alaves e un po' per il Saragozza, fra la seconda metà degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta. In Argentina sono gli anni della dittatura militare, dopo il peronismo. In Spagna è morto Francisco Franco, ma la destra ha provato per due volte a portare i colonnelli al potere. Vertical, in quei giorni, è ancora un aggettivo che riporta alla mente il nome del solo sindacato autorizzato dal Caudillo a svolgere la sua attività. Ma quando nel 1984 la carriera di Valdano decolla con l'arrivo al Real Madrid, perfino le condizioni politiche nei due Paesi sembrano essere diventate coerenti con la sua ascesa filosofica. La guida dell'Argentina è tra le mani di Raúl Ricardo Alfonsín, un socialista che avvia i processi al vecchio regime per violazione dei diritti civili. In Spagna, per la prima volta dopo le elezioni del '36, al governo con la maggioranza dei seggi in parlamento c'è il Psoe, il partito socialista operaio. Felipe Gonzalez restituisce al popolo la libertà sindacale; riforma scuola e sanità, depenalizza l'aborto, porta il Paese nella Cee. I gol di Valdano (e di Hugo Sánchez e Butragueño) danno al Real due campionati e due coppe Uefa. Non era scontato. Il Real non vinceva un campionato da sei anni e una coppa europea da venti. L'Argentina vince un Mondiale. Otto mesi dopo lui dice basta e si mette ad allenare i ragazzini.

Ma poiché la verticalità non si esercita mai in modo banale, capita che a Valdano venga data la possibilità di guidare una squadra di serie A spagnola, il Tenerife, e per due anni di fila il Tenerife batte all'ultima giornata proprio il Real Madrid, facendogli perdere il campionato negli ultimi minuti. A quel punto il Real può comportarsi in un modo solo: richiamare Valdano. Che infatti torna, vince in panchina, poi accetta una scrivania da direttore generale e se c'è da dire una frase scomoda a chi sta più su di lui, la dice. I suoi 27 anni blancos a Madrid vanno a sbattere un giorno contro José Mourinho. La guerra è impari. Tra un filosofo e un imperatore, vince sempre l'imperatore. Mourinho, agli occhi di Valdano, è "un personaggio creato ad arte per questi tempi rumorosi, ha più ego che intelligenza, non ha mai detto nulla di sensato sul calcio". E' la stessa posizione dello scrittore Javier Marías ("Uno sciamano da sagra"). Sul calcio Valdano riflette. Il suo pensiero è analisi, ricerca, indagine. Un giorno lo mettono dinanzi al grande tema di cui si dibatteva in Italia giusto la settimana scorsa, a proposito del primato dell'Inter fatto di tante vittorie per 1-0. Gli domandano a cosa serva il bel calcio, se si può vincere anche giocando male. Valdano lo sa a cosa serve giocar bene. Glielo ha insegnato Borges, il nume della letteratura del suo Paese, ed è infatti citando Borges che replica. "Quando gli chiedevano a cosa servisse la poesia, Borges rispondeva facendo a sua volta delle domande: a cosa serve l'alba? A cosa servono le carezze? A cosa serve l'odore del caffè? Per il piacere, per l'emozione, per vivere".

Jorge Valdano oggi compie 60 anni. Scrive libri meravigliosi. L'ultimo tradotto in italiano è uscito l'anno scorso e ha per titolo "Le undici virtù del leader" (Isbn, 19 euro). E' un trattato. E' una visione del mondo. E poiché rispetto all'uomo tutto d'un pezzo l'Hombre vertical parla duramente agli amici ma anche se stesso, Jorge Valdano a pagina 32 scrive:

"Io non sono innocente. La mano de dios, espressione che aggiunse ulteriore ingegno alla colossale furbata di Maradona contro l'Inghilterra nel Mondiale in Messico del 1986, è un simbolo degli eufemismi che utilizziamo per mascherare condotte difficili da difendere su un piano etico. La definizione fu geniale almeno quanto il gol, perché non faceva che sottolineare come l'azione fosse un atto di giustizia. Per un argentino, la violazione della regola rappresentava la giusta punizione che l'Inghilterra meritava. Il gol ci mostrava una contraddizione etica, perché da un lato violava la regola, ma dall'altro ci metteva davanti un concetto etico: la giustizia. Le ferite della guerra delle Malvine erano ancora troppo fresche e quello del calcio era il territorio perfetto per compensare l'umiliazione patriottica subita. Ma cosa sarebbe accaduto se Diego avesse ammesso l'irregolarità con l'arbitro? Possiamo imaginare ogni tipo di conseguenze. L'Argentina più oltranzista non glielo avrebbe mai perdonato. Avremmo messo in pericolo la selvaggia allegria di una vittoria sull'Inghilterra e, più tardi, quella di essere campioni del mondo. Addirittura Maradona sarebbe meno idolo rispetto a quanto è oggi. O, magari, un gesto di tale entità avrebbe contribuito a rendere un paese migliore perché la forza simbolica di episodi così potenti può arrivare a modificare una società. Lo dico venticinque anni dopo considerandomi complice di quel celebre avvenimento, perché se non sono stato il primo, sicuramente sono stato il secondo ad abbracciare Maradona dopo il gol."»
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